La Francia ha fatto in Roma quello che l'Austria avrebbe potuto fare: ha ristabilito il papa nella pienezza del suo potere temporale assoluto; stolta e nulla è dunque la difesa che poggia sui pericoli che noi correvamo dall'Austria. Ma erano pericoli insuperabili?
Ho certezza morale - e non sarebbe difficile accumulare gli indizî - che l'intervento fu concertato a Gaeta fra i quattro governi invasori. Ma or non importa appurarlo. Che avremmo noi fatto se all'Austria, e non alla Francia, fosse stato conferito l'incarico di rovesciare la repubblica romana? Giova, per gl'Italiani, accennarlo.
L'esercito romano sommava dai 14 ai 15 mila combattenti. La divisione lombarda, forte d'8 000 uomini, era pronta all'imbarco alla nostra volta: gli ostacoli veri, come ognun sa, non vennero che dai legni da guerra francesi e dall'impossibilità, dove si fossero superati, di scendere a Civitavecchia. Stava in Marsiglia un nucleo di legione straniera assoldata da noi, forte d'800 volontarî, francesi i più. In Marsiglia erano pure, comperati in Francia da noi, cinque o seimila fucili che il governo francese trattenne. Altri 4000 erano giunti in Civitavecchia, ed erano per Roma 4000 soldati. Altri ajuti s'aspettavano dalla Corsica e dalla Svizzera. In sul finire d'aprile, le forze repubblicane dovevano ascendere a 29 o 30 000 uomini.
Gli Austriaci giunsero sotto le mura d'Ancona con soli 12 000 uomini, e la lunga loro linea d'operazione rimase, per difetto di forze, sprovveduta, indifesa. Disegno premeditato nostro era quello di fare una dimostrazione a Tolentino, quindi movere con rapida marcia e rovesciando ogni ostacolo per la via di Fano, e presentarsi riconcentrati alle spalle del nemico nelle Romagne.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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