Operazione siffatta, consumata da un ventotto mila uomini, doveva infallantemente o cacciare gli Austriaci a fuga precipitosa o distruggere intero quel corpo d'esercito.
O gli Austriaci dunque - e questo è il vero - sentendosi ancora deboli, ritardavano l'invasione, e ci davano campo di trovarci alla metà del maggio largamente provveduti di materiale da guerra, e forti d'un 45 000 uomini: - o invadevano, e la repubblica iniziava la difesa del suo territorio con una prima e certa vittoria. Chi può calcolare le conseguenze morali d'una vittoria sull'armi austriache, cacciata come guanto di sfida tra popolazioni frementi di lungo odio contro l'Austria, e facili all'entusiasmo, chiarite or prodi e vogliose di battersi? A noi sorrideva nell'animo la speranza di stendere una mano all'eroica Venezia e ricominciare, poi che la guerra regia s'era spenta in Novara, in nome di Dio e del Popolo, la guerra sacra dell'indipendenza italiana. Comunque, l'impresa fidata all'Austria, ricinta di nemici com'era, e costretta a serbare la più gran parte delle sue forze fra il Piemonte, la Toscana e la Lombardia, era più che dubbia nell'esito; e il parlarne come d'impresa infallibile ad uomini che privi di tutte le forze accennate, e alle quali chiuse il varco Civitavecchia francese, combatterono la giornata del 30 aprile, e costrinsero in città non forte, trentamila Francesi a un mese d'assedio, aggiunge il ridicolo alla coscienza della menzogna.
Ma vi sono fronti, come dice Giorgio Sand, alle quali non è più dato arrossire.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Austriaci Austriaci Austria Venezia Novara Dio Popolo Austria Piemonte Toscana Lombardia Civitavecchia Francesi Giorgio Sand
|