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      In quel giorno, signore, abbandonato, schernito, maledetto da quei ch'oggi s'avviliscono più di menzogne e di lodi davanti a voi, andrete, vittima espiatrice di Roma, a morire in esilio.
      Il culto dei nomi, esaurito nell'ultima formula, svanirà per la Francia e per l'Europa. Il Popolo sarà papa in Roma, presidente in Parigi.
      Principe Luigi Napoleone! Il 14 gennajo 1848 io scrivevo al ministro Guizot: "Voi siete travolto oggimai dagli eventi che non potete più prevenire nè dirigere. Voi siete ancora molto potente, signor ministro; ma noi saremo in ultimo più potenti di voi." Il ministro crollava, sorridendo, il capo. Ma dov'era egli in febbrajo?
     
      Dicembre 1850.
     
     
     
     
      1856.
      A DANIELE MANIN
     
     
     
      I.
     
      Quando voi, capo di repubblica nel 1848, e caro a noi tutti pei ricordi della gran difesa e per dignità di condotta negli anni d'esilio, gittaste, rompendo a un tratto il lungo silenzio, la bandiera - non dirò della repubblica - ma della nazione, ai piedi d'un re, io vi compiansi e mi dolsi per l'Italia, tacendo.
      Mi dolsi per l'Italia, che perdeva in voi un'altra gemma della sua corona d'illustri, quando appunto la condizione delle cose additava più urgente il bisogno d'averli tutti congiunti in un solo pensiero di azione: compiansi voi, che, abbandonando la logica, piana, diritta via dei principî per frammettervi agli uomini d'opportunità, e accettando concessioni e transazioni colla coscienza, che illudono e indugiano da otto anni l'Italia, smarrireste, per legge fatale, l'intelletto delle circostanze europee, dimezzereste fra le ambagi d'una dubbia politica le(253)) libere facoltà della mente, e scendereste, dal seggio d'apostolo della causa patria, alla parte di strumento inconscio dei diplomatici, ingannatori sempre, e dei faccendieri di corte: ma tacqui, sperando che l'esame attento dei fatti vi ricondurrebbe sollecito a miglior partito, e che dall'aver detto alla monarchia: Fate, e saremo con voi, trarreste vigore novello per gridare al paese: La nazione salvi la nazione: noi abbiamo offerto alla monarchia di guidarci, e la monarchia, paurosa e impotente, ricusa.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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