Più dopo, io vi vidi, in onta a fatti che dovevano togliervi ogni speranza, persistere sulla torta via: parlare in nome dei repubblicani, dai quali non avevate avuto mandato, e sopprimere la fede repubblicana: parlare in nome d'un partito nazionale non fondato da voi e i cui martiri muojono, da un quarto di secolo, col grido di viva l'Italia! e sopprimere la coscienza e il diritto della nazione. Vi vidi affaccendato a fondare, in onta della moralità, base necessaria d'ogni progresso, la fusione, l'abdicazione di tutti i partiti in un solo, il peggiore, sopra un equivoco, sulla parola unificazione sostituita alla parola unità, senza avvedervi, senza leggere nella storia delle imprese passate, che uomini i quali si collegano, pur movendo a diversi fini, possono forse insorgere, ma a patto di uccidere, colle liti civili, l'insurrezione il dì dopo. Vi vidi, a fronte di trattati che promettono all'Austria l'interezza dei suoi possedimenti, ostinarvi a seguire inspirazioni straniere; a fronte d'un memorandum(254)) che insegna ai governi il come si possa con miglioramenti locali indugiare, se non vincere, il proposito degli uomini che cercano la patria comune, dichiarare che la monarchia piemontese moveva guidatrice all'impresa; poi, quasi pentito, gridare al partito: Agitate, agitatevi, come se la parola di O'Connel potesse adattarsi a terra non libera, sulla quale ogni agitazione è delitto severamente punito; e, impaurito dei consiglieri, nuovamente ritrarvi: spettacolo tristissimo a quanti più v'ammiravano e a me primo.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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