E nondimeno avrei, tanto mi pesa l'accarezzar con l'esempio il mal abito delle polemiche, continuato a tacermi. Ma una delle ultime vostre lettere avventa, sotto colore d'insegnamento morale, tale un'accusa al partito, che il non respingerla parrebbe indifferenza o consenso. Però vi scrivo.
In quella lettera voi dichiarate che il partito non riescirà nell'impresa patria, se prima non si separa solennemente dalla teoria del pugnale.
Quella lettera fu stampata all'estero: stampata nel Times, giornale ch'oggi, iniziato al maneggio diplomatico, accenna alla necessità di alcune riforme locali nel centro e nel mezzogiorno d'Italia, ma che fu sempre ed è tuttavia avverso alla nostra causa nazionale, che predicò in ogni tempo l'alleanza dell'Inghilterra coll'Austria, s'avventò sistematicamente rabbioso contro ogni insurrezione italiana, calunniò sfacciatamente gli uomini del partito, inveì feroce contro i nobili tentativi dei popolani lombardi, e ci dichiarò a più riprese corrotti, inetti, incapaci di libertà, accennando soltanto ultimamente, per suggerimento dei suoi padroni, a un indizio di miglioramento innegabile nel Piemonte; come se Roma, Milano, la vostra Venezia e dieci altri punti in Italia, non ci avessero, nel 1848 e nel 1849, dichiarato agli onesti di tutta Europa, razza non inferiore ad alcuna in attitudine a governi liberi non guasti da licenza e anarchia.
In giornale siffatto, voi, per senso di dignità personale e di rispetto alla vostra nazione, non dovreste mai scrivere.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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