Io non parteggio per casa alcuna: la mia casa è il Paese: il mio amore è riposto nella Patria comune; la mia fede vive negli sforzi, nel sangue, nella suprema energia del suo Popolo; la mia nozione del dritto posa sulla vita progressiva della nazione guidata dai migliori per senno e virtù; ma non m'irrito se altri dissente, e non credo che la discussione nuoccia alla mia fede repubblicana. Veglia, arbitro su tutti noi, il Paese. Io fido in esso.
Ciò che io vi rimprovero è il modo e il tempo di quel programma; è il mutare in formula di agitazione politica, prima del moto, un concetto che non può essere se non la conclusione del moto stesso; è l'oblìo assoluto, fatale dell'altra, della prima metà del programma, l'insurrezione; è l'irritare, l'allontanare più sempre dal terreno comune, indicato ripetutamente da noi, la parte repubblicana, comandandole dittatoriamente di gittare, ai piedi della frazione monarchica, la propria bandiera; è il sedurre a speranze addormentatrici in disegni segreti del governo piemontese, la gioventù fremente delle nostre terre, quando non esiste disegno alcuno, se non quello d'accattarsi popolarità e prepararsi le vie per padroneggiare e sviare un moto nazionale possibile; è il dire: la rivoluzione è vicina, come se l'Italia dovesse riceverla compiuta da un motu-proprio di gabinetto, invece di dire: fate la rivoluzione e siate; è il gridare: Roma non mova, invece di gridare: mova ogni angolo del paese; è il dichiarare che l'unificazione nazionale ha progredito d'un passo, perchè un ministro di casa Savoja ha tentato insegnare ai nostri padroni come s'eviti l'insurrezione unificatrice; è il travolgere - concedetemi l'acerba, ma giusta parola - nel ridicolo voi stesso, e, se poteste, il Partito, proclamando dall'esilio, e prima che un sol uomo sia desto a combatter tra noi, unificatore d'Italia un re, che non tenta, nè vuole, nè può unificare, i cui cortigiani rifiutano le vostre parole, e i cui ministri perseguitano, imprigionano e trasportano in America quei che si adoprano a mover guerra allo straniero, dismembratore della nostra Patria.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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