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      Nella vostra del 26 giugno, voi professate d'insegnare, per mezzo della stampa inglese, agl'Italiani di Napoli, il modo d'ottenere che Ferdinando ridiventi monarca costituzionale delle Due Sicilie. Se migliaja, anzi milioni d'uomini, schiavi d'una tirannide illimitata, possano quetamente intendersi a praticare universalmente un rimedio più che difficile e rare volte tentato là dove vivono libertà e diritti custoditi da corpi deliberanti - se, dove potesse raggiungersi armonia di voleri siffattamente miracolosa, non valga meglio scendere in piazza ed emanciparsi a un tratto dall'esoso governo - è questione che gli uomini del regno sciorranno, se giunge ad essi il vostro consiglio. Io scrivo a chiedervi, a chiedere agli amici vostri, come si concilii la unità d'Italia sotto Vittorio Emanuele col ristabilimento d'una monarchia costituzionale in Napoli. L'Italia ha lungamente deplorato, Manin, il vostro silenzio; temo che voi dovrete deplorare tra non molto l'ora, in cui i suggerimenti di falsi o d'incauti amici v'indussero a romperlo.
      Che cosa è che volete? In chi credete? qual via pratica di risurrezione additate voi all'Italia? Qual è il principio, il metodo che vi guida? Ogni uomo che s'arroga il diritto di consigliare un Popolo, ha debito di dirlo chiaro. Voi accarezzate il linguaggio reciso, laconico, dittatoriale, dell'uomo che si sente capo, e domanda d'esser seguito; non potreste avere aperto, logico, definito il pensiero? Volete l'unità d'Italia sotto un solo monarca, o volete sette principi che, di fronte a minaccie interne o straniere, giurino oggi e sgiurino domani costituzioni?


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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