Le confessioni della diplomazia, l'attenzione rivolta da tutti i governi alle cose nostre l'agitazione seminata dagli uomini della monarchia piemontese, le previsioni della stampa di tutti i paesi, l'ordinamento spontaneo, o provocato dagli uomini di parte nostra tra il popolo delle città tutte quante, dentro e fuori d'Italia, hanno a gara preparato il terreno a chi vorrà impossessarsene. Ogni fatto, splendido d'ardire e di volontà, compito in nome della Nazione e delle Nazioni, apparirà come segnale inaspettato, invocato dagli oppressi di tutti i paesi. Dieci bandiere di popoli risponderanno, sorgendo a guerra, a quel fatto.
Dall'altro, non giova dissimularlo, l'opinione delusa rovescierebbe su noi giudicio severo; il terreno conquistato dalle prove del 1848 e del 1849 sarebbe perduto. Il core dell'Europa batteva, concitato di speranza e di fede, per la Polonia molti anni dopo l'insurrezione del 1830; l'inerzia sistematicamente adottata, per calcoli d'opportunità menzognere, dagli uomini di quella nazione nel 1848 e negli anni che vennero dietro, ha spento quel palpito d'affetto; e l'opinione, ch'io so mal fondata, pure universalmente diffusa, che la Polonia sia morta, russa, impotente, fu una delle principali cagioni che trattennero il popolo inglese dal comandare al proprio governo di mutare le tendenze dell'ultima guerra. Lo stesso avverrebbe di noi, s'or tradissimo le speranze vive per ogni dove. Abbiamo tanto snudato le nostre piaghe all'Europa, abbiamo svelato con tanta insistenza la storia dei nostri dolori e a un tempo stesso del nostro fremito e delle nostre minaccie, che non dovremmo lagnarci fuorchè di noi, se l'Europa, stanca e vedendoci pur sempre fallire al momento opportuno, gittasse su noi la condanna: sono millantatori codardi; meritano pietà, non favore ed ajuto.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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