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      I capi delle insurrezioni escono dalle insurrezioni medesime; e allora soltanto possono incarnarne in sè il concetto e l'audacia.
      La respingeremo, perchè prefiggere a una Insurrezione Nazionale un re, è lo stesso che condannarla a tutte le tradizioni, necessità, esitazioni, transazioni, inerenti a una guerra regia, fatali inevitabilmente al successo. Dando la condotta d'una insurrezione al principio monarchico, voi affidate lo sviluppo d'una rivoluzione al principio dell'ordine stabilito: e quanto al re guidatore, voi lo ponete nel bivio o di segnare egli stesso gli ultimi fati della dinastia, o di tradire. Non è un solo tra voi che non abbia scritto o detto, l'avvenire dell'Italia libera essere la Repubblica.
      La respingeremo, perchè da Vittorio Emanuele non abbiamo pegno alcuno di genio, di devozione all'Italia, di audacia pari all'impresa, di ferrea costanza e di preconcetto disegno. Sappiamo ch'egli trovò lo Statuto legge del regno, che lo accettò, e che non potrebbe, se anche ei volesse, ritorlo. Sappiamo che i ministri, nei quali ei fida, rifiutano, come utopia non verificabile, l'Unità dell'Italia, ne perseguitano i promotori, e accettano, taluni almeno, la vergognosa, funesta influenza imperiale di Francia, al mezzodì dell'Italia.
      La respingeremo perchè tutti i municipalismi, che voi Pallavicino enumerate nel vostro scritto presti a confondersi nella grande libera espressione della Volontà Nazionale, riarderebbero, minacciosi, il giorno in cui volessimo cancellarli sotto il dominio imposto d'un re, domandato ad una o ad altra provincia.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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