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      L'opinione diplomatizza, si prostra, sprezzando nel suo segreto, a qualunque potere le faccia sperare un milionesimo di libertà; insozzerebbe dello stemma turco la santa bandiera, se il sultano s'arrendesse a dire: innesterò sul mio dispotismo una frazioncella di miglioramento; la fede intende che non si rigenerano i Popoli con la menzogna; intende che le Nazioni non siano se non hanno coscienza del loro diritto, e chiama coll'esempio il Popolo a conquistarsi patria ed emancipazione col proprio sacrificio e col proprio sangue. L'opinione, piegando a seconda di tutti eventi, accoglie, come grado a salire, le costituzioni strappate ai principi nel 1821; rinnega la fratellanza Italiana coi Governi provvisorî del 1831; sostituisce alla bandiera nazionale la bandiera bianca dei moti di Rimini nel 1843; fantastica le tre, le quattro, le cinque Italie, coi Balbo, Azeglio, Durando; l'Italia del Nord con Gioberti, l'Italia Muratista, Papale, Piemontese con Cavour e gli eunuchi politici che gli fan codazzo: - la fede, logica, diritta, leale, non riconosce se non una Italia, una Sovranità, quella della Nazione, una guerra di tutti, in nome del diritto e dei principî che chiamano i Popoli ad esser padroni di sè, per procacciare vittoria e vita normale a tutti. L'opinione cede cogli anni, sfibrata dalle delusioni e dai patimenti inseparabili da ogni grande impresa; la fede si ritempra nei santi dolori, e splende, come il sole sulle nevi dell'Alpi, sulle fronti incanutite nell'apostolato e nei tentativi d'azione.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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