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      Parevami che in lui il concetto della guerra insurrezionale vivesse limpido, logico, rapido pił che in qualunque altro da me interrogato; e gli studī da lui pubblicati intorno alla malaugurata campagna del 1848 lo riveleranno a chi vorrą leggerli attentamente. Ma quando, ad esplorare l'animo suo, io gli chiedeva chi guiderebbe militarmente, ei m'additava, senza pensiero di sč, un suo commilitone, allora colonnello, nel quale infatti ebbi campo a riconoscere doti singolari, e concetto altamente strategico della guerra nazionale, oscurato in oggi miseramente da progetti colpevoli di monarchismo straniero. Pisacane aveva, come dissi pił sopra, giusta coscienza di sč, non ombra di ambizione o di vanitą.
      Il 29 marzo 1849, dopo la rotta di Novara, fummo eletti triumviri, io, Saffi e Armellini. Ci affrettammo a porre in atto le principali tra le idee maturate coll'amico. Un decreto del 16 aprile dichiarava che l'esercito romano raggiungerebbe la cifra di 45 000 uomini ed 80 cannoni, pił due batterie di montagna. Se ci fosse stato dato tempo sino al finire di maggio, Carlo Pisacane sarebbe forse caduto, ma col sorriso della vittoria sul volto, appič dell'Alpi Lombarde, non a Padula per mano di fratelli, e senza conforto di vicina speranza per la patria giacente.
      Gli eterni nemici della Nazionalitą Italiana sentivano intanto il pericolo, e determinarono di prevenirlo. La morte della Repubblica Romana fu decretata nei conciliaboli di Gaeta. Importava che il principio repubblicano apparisse disonorato in Europa; e la Francia, allora repubblicana di nome, fu scelta a vibrare il primo colpo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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