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      Bisognava dunque scegliere tra un pericolo, al quale potevamo in ogni modo opporre una difesa di popolo, ed una certezza di rovina. Bisognava liberarsi per sempre dai Napoletani per poter poi concentrare tutte le forze a sostenere l'urto dell'altro nemico. E bisognava, ad accertare la rotta dei Napoletani, cacciar loro addosso quante forze avevamo: il dimezzarle non avrebbe raggiunto lo scopo, nč salvato Roma. Forte dell'approvazione di Pisacane, m'avventurai. E il disegno riescė; riusciva ben altrimenti se l'incauto ardire del corpo di battaglia, guidato dal generale Garibaldi, non mutava in un assalto a Velletri le istruzioni date, che erano quelle di raggiungere con una contromarcia Cisterna, e troncare le comunicazioni e la via della fuga al nemico.
      Pių dopo, quando i Francesi stavano per aprir la breccia, e le cose alloramai disperate di Francia e l'inerte silenzio di tutta Italia non lasciavano alcuna via di salute visibile, pensai si dovesse convertire l'assedio in una battaglia. La disfatta avrebbe senz'altro accelerato il cadere di Roma; ma una decisiva vittoria ci avrebbe ridato due mesi forse di vita; e ad ogni modo il fatto splendido per sč e audacissimo, in chi era ridotto agli estremi, avrebbe coronato Roma di nuovo lustro, prezioso, come dissi e sentivo profondamente, per l'avvenire davanti all'Italia. Apersi il mio pensiero a Pisacane ed ei lo accolse lodandolo, e lo tradusse in un disegno pratico che gli dava, s'altri non lo rimutava poco prima dell'esecuzione, tutte le possibili probabilitā di trionfo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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