E noi dissentivamo su parecchî punti; sulle idee religiose, ch'ei non guardava - errore comune ai più - se non attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche e corrotte dell'oggi; sul così detto socialismo, che riducevasi a una mera questione di parole, dacchè i sistemi esclusivi, assurdi, immorali delle sètte francesi erano ad uno ad uno da lui respinti; e sulla vasta idea sociale, fatta oggimai inseparabile in tutte le menti d'Europa dal moto politico, io andava forse più in là di lui; sopra una o due cose delle minori, spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero(262)).
Ma il differire di tempo in tempo sui modi d'antiveder l'avvenire, non ci toglieva d'esser intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedî. Pisacane sapeva che tra le sue opinioni e le mie sarebbe sempre giudice supremo l'arbitrio della Nazione, alla cui Sovranità io avrei sempre piegato riverente il capo: io sapeva che ogni qualvolta avessi potuto additargli una via di libertà o d'onore al Paese, l'avrei trovato pronto a cacciarvisi. Però duravamo amici, benchè talora discordi. Se tutti sentissero a un modo come, sopra una terra oppressa e disonorata, davanti all'insulto perenne di chi ci nega Patria, libertà, dignità d'uomini e vita e bandiera ed ogni cosa ch'è santa e cara, il richiamarsi a piccole gare e lagnanze individuali, per giustificare l'isolamento e la inerzia, sia colpa a un tempo e meschinità, noi saremmo compatti come Legione, e concordemente operosi e potenti e liberi forse a quest'ora.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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