Pagina (1012/1484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Pisacane credeva, com'io credo, nel dovere e nella potenza educatrice dell'Azione; credeva che dalle vittorie popolari del 1848-49 in poi non fosse più concesso, senza sofisma o innata viltà, ciarlare dei tempi immaturi, di popolo da educarsi. Quel popolo, ch'altri giudica senza curar di conoscerlo, ei lo aveva studiato e lo studiava dappresso, convivendo famigliarmente con esso e ajutandone l'ordinamento; e lo sapeva capace d'emancipare la propria terra, se guidato da capi che vogliano e sappiano. Credeva con me che una splendida vittoria basterebbe a risuscitarlo da un capo all'altro d'Italia; e non sentiva così bassamente della nostra terra da dichiararla diseredata d'iniziativa, e commetterne i fati a una vittoria straniera: vergogna senza nome, che alligna tuttavia in molto anime, e le accusa di servilità e di mentito o tiepido amore alla Patria. Pisacane non dimenticava che le insurrezioni d'Europa aveano, nel 1848, seguìto, non preceduto l'insurrezione della Sicilia; avea veduto i vecchî soldati Austriaci fuggire davanti ai giovani volontarî Lombardi, e le temute insegne francesi dar volta davanti ai militi improvvisati della Repubblica appiè delle mura di Roma. Ei raccoglieva insieme a me dall'attenzione di tutta Europa, or volta su noi, dai vincoli che inanellano tutte le cause nazionali, dai terrori, dalle cure gelose dei Governi risolutamente avversi, e dalle speranze ipocritamente date dai Governi codardamente ambiziosi, che qui, sul nostro terreno, premio del martirio generosamente affrontato per lunghi anni dai nostri migliori, sta oggimai la potenza iniziatrice delle battaglie nazionali.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Azione Italia Patria Europa Sicilia Austriaci Lombardi Repubblica Roma Europa Governi Governi