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      Io imagino gli ultimi suoi pensieri; cadde mentr'ei credeva incamminarsi a vittoria, cadde per mano di uomini che avrebbero dovuto secondarne l'impresa e abbracciarlo fratello e iniziatore di vita italiana ai giacenti; e nondimeno io sono certo che se egli avesse potuto, cadendo, mandarci un ultimo grido, questo grido ci avrebbe detto: rifate, tentate, tentate sempre fino al giorno in cui vincerete. Pisacane non era simile ai tanti che, dopo aver cacciato il guanto al nemico, si ritraggono per alcune disfatte, e dopo aver giurato che ora e sempre consacrerebbero anima e vita a fondare una Patria, tramutano il sempre in alcuni anni di sforzi, e tradiscono nell'inerte stanchezza giuramento e Patria ad un tempo, perchè non riescono a creare in quei pochi anni una Italia.
      Perdendo Pisacane noi abbiamo fatto una perdita grave: perdemmo l'ufficiale che avrebbe un dì o l'altro guidati i nostri alle battaglie del Popolo: perdemmo il cittadino al quale noi avremmo potuto fidare quell'alto incarico, senz'ombra di timore che ei ne abusasse mai per ambizione o voluttà di basso egoismo: perdemmo l'uomo che, fra quanti io conobbi, identificava più in sè il pensiero e l'azione e le doti generalmente disgiunte, scienza e spontaneità d'intuizione guerresca, energia e riflessione pacata, calcolo ed entusiasmo. Guardava dall'alto le cose, e nondimeno ne afferrava i menomi particolari. Amava di amore intensamente devoto l'amica e la fanciulla che gli era figlia, ma non sacrificava a quei santi affetti un solo de' suoi doveri verso la Patria.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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