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      Altri finalmente avrebbe potuto levarsi e dirvi: "La vostra affermazione, signore, è la vostra condanna. Voi potete dimenticare, ma noi non dimentichiamo, che voi, sostituendo al sacro pensiero nazionale la gretta ambizione d'una dinastia; alla ITALIA UNA dall'Alpi al mare, il meschino concettuccio d'una Italia del Nord; all'emancipazione d'una razza intera, la tentata preponderanza di una frazione di quella, perdeste la nostra causa ed isteriliste i frutti d'un moto che aveva l'Europa con sè. In nome d'Italia, noi avevamo costretto i nostri principi a lasciar scendere le loro milizie sul campo delle sorti future della Nazione: parlando in nome del Piemonte, voi porgeste al Papa, al re di Napoli, al duca di Toscana l'ottimo fra i pretesti per retrocedere e ridiventare tiranni. La Francia repubblicana era presta ad appoggiare colle armi il popolo italiano; ma perchè una repubblica avrebbe dato il sangue de' suoi per fortificare i dominî territoriali di un re poco amante di libertà, odiatore di ogni instituzione repubblicana, non tenero della Francia, e pericoloso ad essa il giorno in cui egli avesse voluto, ristabiliti gli accordi coll'Austria, movere a' danni dell'imprudente soccorritrice? Voi non chiedeste mai per l'Italia. E a chi chiedeva per la monarchia di Piemonte non aveva la repubblica francese diritto di rispondere queste parole: - ove si tratti di soccorrere l'Italia, siam presti: possiamo anche combattere a fianco delle legioni piemontesi: ma rompere guerra per sostener gl'interessi del re di Sardegna, intrecciare la bandiera della Francia a quella di casa Savoja, la repubblica non può farlo - ?"


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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