L'8 maggio, la Francia, per bocca di Lamartine, diceva: Se nazionalità conculcate, diritti calpestati, indipendenze legittime ed oppresse sorgessero, si costituissero con forze proprie, entrassero nella famiglia democratica dei popoli, e ci chiamassero a difesa dei loro diritti, ad ajutare la fondazione d'instituzioni conformi alle nostre, la Francia è pronta. La Francia repubblicana non è solamente la patria, ma il soldato democratico dell'avvenire.
Il 22 maggio, la Commissione esecutiva, parlando della questione italiana, ripeteva più esplicita:
Se i popoli d'Italia fossero troppo deboli - se questa indipendenza, questo diritto di rinascimento della nazionalità Italiana, che tutte le pagine della storia attestano, fossero assaliti, la Francia è presta; appiedi dell'Alpi, armata. Essa dichiara altamente ad amici e nemici, che al primo segnale varcherà le Alpi e stenderà agli Italiani una mano liberatrice. Fin dai primi giorni, noi abbiamo fatto comunicare alle potenze italiane la ferma volontà d'intervenire alla prima chiamata che ci si facesse; e conformemente a quella dichiarazione, abbiamo riunito appiè dell'Alpi, dapprima un esercito di 30 mila uomini, poi un altro che può, nello spazio di pochi giorni, sommare a 60 mila. E v'è tuttavia. Noi abbiamo aspettato una chiamata dall'Italia, e sappiatelo, malgrado il nostro rispetto per l'Assemblea Nazionale, se quel grido avesse traversato l'Alpi, noi non avremmo aspettato, ma avremmo creduto compiere anzi tratto la vostra volontà, movendo a soccorrere l'Italia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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