Il ministro Pareto parlava, se ben ricordo, sul finire del luglio, di resistere apertamente ai Francesi, ove si attentassero di varcare le Alpi. Il 31 bensì, sotto il fremito delle popolazioni, che incominciavano a indovinare la disfatta e a sentirsi tradite, si mutava linguaggio, e si annunziava officialmente ai Lombardi che il Ministero piemontese chiedeva formalmente l'intervento di Francia. Non era vero. S'era, tra per deludere il popolo e sviarlo dall'ordinarsi a difesa, tra per contrabilanciare presso il Governo francese l'influenza dei lombardi Guerrieri, Trivulzi e Mora, accorsi in Parigi a sollecitare ajuti, spedito da Torino Alberto Ricci; ma non richiedeva, impediva; e ne abbiamo la prova in un documento indirizzato in quel torno al Cavaignac da Felice Foresti, Tommaso Gar, Aleardi, colonnello Frapolli, Giulio Carcano, segretario del Governo provvisorio, ed altri. Anche su quegli estremi, e benchè a malincuore, Cavaignac si dichiarava pronto a operare purchè le domande lombarde venissero appoggiate dal Governo piemontese, sulle cui terre bisognava por piede. Ma il 2 agosto, quando gli Austriaci erano a qualche lega da Milano, il vostro ambasciatore era muto: muto il 3, il 4, il 5 e il 6. Non fu che sul mattino del 7 agosto, due giorni dopo la dedizione di Milano, quando non un solo milite piemontese rimaneva sul territorio lombardo, che il Brignole richiese intervento. Era derisione o stoltezza? E fu stoltezza o impudenza di chi sa che la maggioranza della Camera accetta ciecamente ogni affermazione ministeriale, quella che v'indusse a muovere accuse ai repubblicani francesi?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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