V'accuso perchè, pur sapendo di non potere e di non volere fare l'Italia, andate millantando che la farete. V'accuso perchè spargete per ogni dove voci di disegni che non avete in animo di ridurre in atto, sviando così molti dal seguire partiti più logici e generosi. V'accuso perchè, congiurando col tiranno di Francia, e cedendo Napoli, per quanto è in voi, a un dominio straniero, persistete ad ammantarvi della veste di emancipatore. Vi accuso perchè, fomentando segretamente odî inutili all'Austria ed al papa, vi giovate dei mezzi che il Piemonte vi dà a impedire di far noi, che soli vogliamo davvero rovesciare l'una e l'altro. V'accuso d'aver fatto quanto era in voi per travisare all'estero il nostro problema e persuadere col vostro linguaggio segreto e pubblico che si tratta per noi di miglioramenti amministrativi e d'ordini civili men rei, da introdursi nei diversi Stati d'Italia, quando la prima, la vitale questione, l'unum necessarium per noi, è l'essere Nazione UNA dall'ALPI al MARE. V'accuso di combattere noi colle armi sleali della calunnia, mentre in core siete convinto che noi possiamo essere ogni cosa fuorchè colpevoli; che adoriamo una santa idea; che possiamo essere ostinati, non ambiziosi; utopisti, non ingannatori; rivoluzionarî, non demagoghi o sovvertitori pazzi e feroci.
E v'accuso sopratutto di due gravissime colpe: d'avere impiantato un dualismo fatale di Piemonte e d'Italia dov'era, prima del 1848, concordia assoluta di voti e d'opere; e d'avere corrotto, per quanto è in voi, l'educazione del nostro giovane popolo, sostituendo una politica di artificî e menzogne alla severa, franca, leale politica di chi vuole risorgere.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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