Ci apprestiamo a farlo. In nome del Diritto Italiano, io vi chiedo di lasciarci liberi e soli. Contro l'Austria noi non chiediamo ajuto fuorchè alle nostre spade: fate soltanto che nessuno l'ajuti: statevi custodi del campo: e rendete tarda giustizia al Popolo dal quale vi venne gran parte dell'incivilimento che allieta le vostre contrade."
Dite agli Italiani: "Voi mi salutaste primo soldato della vostra Indipendenza, ed io non tradirò la missione che m'affidaste. Non v'ha indipendenza per gli schiavi, nè forza possibile pei divisi: siate dunque Popolo libero ed uno; chiuda la vittoria la lunga serie dei vostri Martiri: dal 1848 voi provaste con fatti che i tempi sono maturi per questo. Sorgete or dunque: sorgete tutti. Rovesciate le barriere artificiali che vi disgiungono, com'io lacero ogni vecchio patto avverso alla vostra Unità. Liberatevi da quanti v'opprimono, e accentratevi dove vedrete, sotto la bandiera tricolore, splendere la spada ch'io snudo. Se Dio m'ajuta e voi compite il debito vostro, io non la riporrò nella guaina che in Roma, dove i vostri rappresentanti detteranno il Patto di amore pei ventisei milioni che popolano la nostra Italia. Ma badate! Io vi chiedo, oltre quello che io qui raccolgo d'intorno a me, duecentomila uomini in armi: vi chiedo i mezzi necessarî a mantenerli in azione: vi chiedo illimitata fiducia; vi chiedo, per vincere, di esser presti, com'io sono, a morire. Schiavi o Grandi; non v'è via di mezzo per noi."
Sire, gl'Italiani saranno grandi il giorno in cui Voi proferirete parole sì fatte: i Partiti saranno spenti fra noi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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