E gli uni chiamarono in ajuto d'oltr'alpe i figli della Germania ed altri i Franchi ed altri gl'Ispani. E taluni, che si dissero Vicarî di Dio sulla terra e furono veramente, negli ultimi seicento anni, Vicarî del Genio del Male, fecero scienza di quel peccato, e divisarono modo per cui due almeno di quei popoli stranieri si trovassero sempre a fronte l'uno dell'altro sulla nostra terra, tanto che nessuno potesse mai riunire in uno le membra sparte d'Italia, ed essi potessero tiranneggiare securi sovra una parte o sull'altra.
E per oltre a trecento anni, divisi in parti nomate di nomi non nostri, i fratelli scannarono i fratelli con lancie e spade straniere. Dio torse allora il suo sguardo da noi e decretò, espiazione al fratricidio, una servitù d'oltre a trecento anni per tutti.
Però che quelle genti straniere, stanche di combattersi, si partirono le terre nostre come i crocefissori le vestimenta di Cristo, e s'assisero dominatrici le une al mezzogiorno, l'altre al settentrione, ed altre sul core d'Italia. E i primi che segnarono il patto nefando furono un Imperatore di quella Casa maledetta in Europa che gli uomini chiamano d'Austria, e uno di quei Vicarî del Genio del Male dei quali fu detto poc'anzi. E lo segnarono sul cadavere d'una delle più generose nostre città, che ultima aveva serbato in Italia la sacra scintilla della libera vita.
Ma quella città aveva, duecento ventotto anni innanzi, condannato all'esilio e alle pene dei malfattori l'uomo il più potente che mai si fosse in Italia per intelletto ed amore, il quale fu il primo Apostolo dell'Unità della Patria e padre di quanti esularono più dopo per essa.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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