Voi millantate intelletto ed amore di Patria, e chiamate, per codarda sfiducia e temenza di sacrifici, gli uomini dell'altre terre a edificarvela.
Essi erano increduli e ignari; voi siete consapevoli profanatori.
E i vostri padri, quando gli stranieri invocati calpestavano di soverchio gl'improvvidi invocatori o insolentivano sui loro averi o sui loro affetti, sentivano a rinsuperbirsi dentro l'orgoglio e le fiere passioni degl'Italiani, e davano loro ricordi di sangue, pei quali suonano tuttavia tremendi i nomi di Legnano, di Palermo, di Forlì. Ma voi sceglieste in questi ultimi tempi, fra i potenti stranieri, a simbolo delle vostre speranze di Patria, quello appunto dalle cui mani gronda il sangue dei migliori tra i vostri giovani di dieci anni addietro, spenti in Roma per l'armi sue, onde si riponesse in seggio quel Vicario del Genio del Male, il cui nome suona negazione di Patria e di Libertà.
E lo circondaste dell'entusiasmo con cui i buoni salutano in terra il Genio consecrato dalla Virtù; baciaste il lembo della sua veste usurpata e intrisa di sangue di prodi e pianto di madri, e lo adoraste siccome idolatri diseredati di Dio e d'ogni lume di Verità e di Giustizia.
Quel giorno, l'anime dei vostri martiri si velarono, per dolore e vergogna, coll'ali; e le catene che ricingono i languenti nelle prigioni per voi, solcarono di solco più grave le loro membra; e gli angioli piansero in cielo; e i popoli in terra vi sospettarono indegni per sempre d'assidervi, eguali, alla libera mensa delle Nazioni.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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