Per entro a quei confini tremende guerre fraterne insanguinarono per secoli ogni palmo di terra. E mentre i pedanti scribi di diarî e libercoli edificavano poc'anzi, su quelle guerre, sistemi a dichiarare utopia l'unità della nostra vita, ecco i popoli sorgono e gridano: siamo fratelli, e anelano confondersi in uno, e si danno, colla foga imprudente del desiderio, ad un principe, solo perchè sperano ch'ei si faccia simbolo vivente di quella Unità.
In verità, colui che nega l'Unità della Patria non intende la Parola di Dio, nè quella degli uomini.
Voi dovete vivere e morire in quella Unità, però che in essa stanno per voi la Forza e la Pace, il segreto della vostra missione e la potenza per adempirla. Qualunque tra voi sorge a libertà, sappia ch'ei sorge per tutti. Incarni ciascuno in sè i dolori, le speranze, le memorie, il palpito d'avvenire di quanti respirano l'alito che si ricambia dall'Alpi al Mare e dal Mare alle Alpi. Fra l'Alpi e il Mare non sono che fratelli. E la maledizione di Caino aspetta qualunque dimentichi che, mentre un solo dei suoi fratelli geme nell'abjezione della servitù e non posa tranquillo e lieto d'amore sotto la sacra bandiera dei tre colori, ei non può aver Patria, nè merita averla.
XI.
Venite meco. Seguitemi dove comincia la vasta campagna che fu, or son tredici secoli, il convegno delle razze umane, perch'io vi ricordi dove batte il core d'Italia.
Là scesero Goti, Ostrogoti, Eruli, Longobardi, ed altri infiniti, barbari o quasi, a ricevere inconscî la consecrazione dell'Italica civiltà, prima di riporsi in viaggio per le diverse contrade d'Europa; e la polve che il viandante scote dai suoi calzari è polve di Popoli.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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