Muta è la vasta campagna, e sull'ampia solitudine erra un silenzio che ingombra l'animo di tristezza, come a chi mova per camposanto. Ma chi, nudrito di forti pensieri, purificato dalla sventura, s'arresta nella solitudine a sera, poi che il sole ha mandato dalla lunga ondeggiante curva dell'orizzonte l'ultimo raggio sovr'essa, sente sotto i suoi piedi come un murmure indistinto di vita in fermento, come un brulichìo di generazioni che aspettano il fiat d'una parola potente, per nascere e ripopolare quei luoghi che pajono fatti per un Concilio di Popoli. Ed io intesi quel fremito e mi prostrai, però che mi pareva un suono profetico dell'Avvenire.
Là, per la via che ricorda il nome d'uno dei forti uccisori di Cesare, e si stende fra tufi di vulcani spenti e reliquie d'Etruschi, tra Monterosi e la Storta, presso al lago, è Bracciano.
Sostate e spingete fin dove vale lo sguardo verso mezzogiorno, piegando al Mediterraneo. Di mezzo all'immenso, vi sorgerà davanti allo sguardo, come faro in oceano, un punto isolato, un segno di lontana grandezza. Piegate il ginocchio e adorate: là batte il core d'Italia: là posa, eternamente solenne, ROMA.
E quel punto saliente è il Campidoglio del Mondo Cristiano. E a pochi passi sta il Campidoglio del Mondo Pagano. E quei due Mondi giacenti aspettano un terzo Mondo, più vasto e sublime dei due, che s'elabora tra le potenti rovine.
Ed è la Trinità della Storia, il cui Verbo è in Roma.
E i tiranni o i falsi profeti possono indugiare l'incarnazione del Verbo, ma nessuno può far che non sia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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