Abbiate capi i migliori tra voi, padroni non mai. Perō che voi non potete darvi padroni, senza sagrificio del fine a cui tendete sorgendo. E quando voi direte: la patria dell'Italiano č tra l'Alpi e il Mare, i padroni vi diranno: no; la Patria č tra il Mincio e il Conca; quando griderete: a Roma! a Roma! i padroni vi grideranno: a Milano! o a Torino! E quando l'anima vostra fremerā guerra per tutti, i padroni e i servi dei padroni, che sempre abbondano e sono gli adoratori dell'Idolo Lucro, raccoglieranno Congressi di re stranieri per decidere, a seconda dei loro fini, sulle cose vostre; e v'impediranno la guerra.
Quei che vi dicono: voi dovete avere prima Indipendenza, poi Patria, poi Libertā, o sono stolti o pensano a tradirvi e a non darvi nč Libertā, nč Patria, nč Indipendenza. Perō che l'Indipendenza č l'emancipazione dalla tirannide straniera, e la libertā č l'emancipazione dalla tirannide domestica; or, finchč, domestica o straniera, voi avete tirannide, come potete aver Patria? La Patria č la casa dell'Uomo, non dello schiavo.
E quei che vi persuadono, come mezzo d'ottener vittoria sollecita, Dittatura di re e capi d'esercito, o sono stolti, o pensano, fin dal cominciar dell'impresa, a tradirvi. Perchč, come puō agevolarsi l'impresa di tutti affidandola a un solo non sottoposto a sindacato d'alcuno? I vostri padri creavano talora, nei sommi pericoli, Dittatori, ma li sceglievano tra cittadini addetti al foro, all'armi o all'aratro; e ponevano dietro ad essi il littore del Popolo colla scure in alto, e presto a colpire s'ei tradiva o abbandonava, prima d'aver vinto, impresa.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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