Però che dov'essi credevano trovare un popolo di fratelli, e combattere uniti le battaglie della Patria, trovarono una gente aggirata da idolatri e sofisti, combattente senza saperlo, per un frammento di Regno, e reggitori di rivoluzioni tremanti davanti al cipiglio dello straniero e ministri commessi di corte che dissero loro: tornate; noi v'abbiamo ottenuto PERDONO dall'Austria.
Ed io mi sento il rossore su per le guancie, scrivendo; e voi tutti dovreste arrossire, leggendo.
Addio, poveri illusi figli della Drava e dei Carpati. Voi faceste atto solenne di fede; e veniste fra noi per insegnarci come l'Austria sia debole, e come quel fantasma di potenza, in nome del quale i traviatori del nostro moto ci chiedono di rinunziare alla libertà, all'unità, a tutto ch'è caro ad un popolo, sfumerà come neve tocca dal sole, quando tra noi una bandiera di popolo porterà scritto: per la nostra libertà e per la vostra. Ma gli uomini, ch'or reggono e traviano il nostro moto, non possono intendere la santità della vostra fede e non vogliono raccogliere l'insegnamento. Non ci maledite: gemete per voi e per noi. Il Popolo d'Italia è ora cieco, non vile.
Ma il Popolo d'Italia sorgerà, come Lazzaro, dal sepolcro d'inerzia ove giace, dopo brevi giorni di sonno. E fin dalla prima ora del risorgere, esso ricorderà il patto d'alleanza che voi gli offriste e i suoi forti si trasmetteranno di fila in fila la parola della battaglia: Roma - Pesth.
E a quel grido, da Pesth a Praga, da Praga a Zagreb, da Zagreb a Lemberg, da Lemberg a Cattaro, sorgeranno nemici all'Austria e diranno: noi pure, noi pure!
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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