Ne parlo, non perch'io creda debito nostro giustificarci o difenderci con gli uomini che diffondono quelle calunnie o affettano di nudrire quei sospetti: nei più tra essi calunnie e diffidenze non sono sincere, ma solamente basso calcolo politico e codarda guerra d'uomini meschini contro uomini che paventano, a torto, rivali possibili sul campo dov'essi mietono; però non li stimo. Ne parlo pei molti che credono senza appurare, o perdono così la speranza d'una concordia che nell'intimo core desiderano; pei molti che, ineducati a scegliere tra le cose messe loro innanzi, travedono pericoli ove non sono, e credono, ingannati non colpevoli, salvare il Paese vigilando sospettosi su noi ed allontanandoci da un campo che aprimmo noi primi in Italia. Davanti al Popolo non v'è dignità offesa che comandi il silenzio. Giovammo - e questo lo confessano gli stessi avversi - alla Causa del suo avvenire. Vogliamo giovarle ancora, tentarlo almeno, e per questo bisogna intenderci. Agli accusatori sistematici vorrei ricordare soltanto che le ingiuste diffidenze generano ingiuste ire, traviano l'opinione Europea su le cose nostre, scemano le forze della Nazione, e cacciano i germi di quel sistema che contaminò, sessantasette anni addietro, la Rivoluzione francese, e finì per affocarla nel sangue.
Da quali fatti movono i sospetti che oggi ancora si accumulano contro i repubblicani? Per quanto io cerchi, non ne trovo uno solo che non sia un'assurda calunnia smentita dieci volte da prove documentate.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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