Avrete confutato l'altra metà dei nostri argomenti, e provato che è in voi un elemento di vera vita, una potenza d'iniziativa, capace di guidar la Nazione.
Fino a quel punto, tollerate ch'io vi dica: Voi non avete in Italia tradizione, nè virtù di vita nell'oggi - e vendicatevi come potete, coniando circolari, o tentando sotterrare coi sequestri la mia parola.
Venezia e Roma: voi non potete sotterrare le due città; non potete cancellarne il nome dal core degl'Italiani. Quelle due parole vi uccideranno. Di mese in mese, d'anno in anno, d'indugio in indugio, di promessa in promessa, voi finirete per convincere i Veneti e i Romani illusi, gl'Italiani tutti titubanti anch'oggi, tra la diffidenza crescente e una incerta servile speranza, che non è in voi risolvere il doppio problema. Quel giorno, cadrete.
Noi siamo convinti, e però siete caduti per noi. Checchè scriviate nei vostri diarî, checchè scriva un uomo(302)), a cui la canizie e un passato onorevole dovrebbero vietare d'affermare alla leggera sul conto d'altrui, non è vero ch'io voglia la Repubblica a qualunque prezzo. Io mi sento troppo certo dell'avvenire, per affrettarlo a prezzo dell'Unità Nazionale e contro il volere riconosciuto del mio Paese. Per tre anni, finchè l'immensa maggioranza del Paese si dichiarava soddisfatta e fidava in voi, finchè era possibile illudersi a credere che intendereste la missione, la forza e la via di salute che la Nazione v'offriva; finchè l'esperimento potea dirsi non assolutamente compiuto, io tacqui religiosamente d'ogni questione che non fosse di azione per l'Unità della Patria: noi tutti, Partito d'Azione, ponemmo, qualunque fosse la bandiera, in mano vostra mezzi, uomini, voto, imprese, concessioni di tempo, consigli, quanto era in noi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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