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      Quel sogno è per ora sfumato. Era necessario, perch'esso potesse trapassare nel dominio della realtà, che il nostro risorgere escisse dall'iniziativa popolare: l'iniziativa fu regia e straniera. E da quel fatto, colpa di tutti noi, le conseguenze dovevano sgorgare irrimediabili per un tempo, fatali. Per legge storica, derivazione della legge morale, ogni colpa deve espiarsi. La Francia espia da tredici anni, colla negazione di gran parte delle sue conquiste politiche anteriori, l'assassinio di Roma: noi espiamo la rassegnazione servile colla quale aspettammo a emanciparci da un padrone straniero che un altro scendesse, come nel medio evo, a combatterlo. La vita nuova della Nazione, segnata d'un marchio d'impotenza, mancò di sviluppo e di interprete: la monarchia non poteva dare che la propria, misera, locale, legata al passato, e lo fece: s'aggiogò ad una ad una le provincie italiane come se fossero territorio inerte, e diede a tutte come Patto un patto che non rappresenta se non la vita del passato e di una sola frazione d'Italia. Nel conflitto fra le due vite è il segreto di tutte le nostre piaghe, di tutti i nostri dolori: nè cesserà se non quando l'iniziativa trapasserà, come nelle nostre visioni, nel Popolo; se non quando il compimento di un grande Dovere, raggiunto con forze e battaglie proprie, avrà dato alla Nazione coscienza del proprio diritto e vigore per esercitarlo. Quel giorno avremo la libertà. Gli uomini, nostri un tempo, che oggi si affannano a conciliar le due vite, tentano un problema insolubile, che li guiderà nuovamente a noi o li travolgerà nell'apostasia.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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