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      Al di là, popolazioni Serbe, Magiare, Romane, Ceke, malcontente e ricordevoli del 1848. E, scendendo dall'Alpi di fronte a Venezia lungo la costa orientale dell'Adriatico, una zona di Popoli italiani e slavi, amici naturali i primi, vogliosi gli altri di sbocchi indipendenti ai loro prodotti sul mare, avversi all'Austria e presti a secondare l'azione di chi offra loro patti sinceri e utili di alleanza. Diresti che Dio stesso, ordinando gli elementi a quel modo, additi all'Italia dovere e vittoria ad un tempo.
      La monarchia sequestra, rivelando all'Austria il pericolo, l'armi invocate dai Veneti. La stampa governativa insulta ai Veneti dichiarando non esistere sul loro terreno elementi d'insurrezione.
      E l'esercito? I 380 000 soldati d'Italia? Leggono i loro ufficiali che si torturano or nuovamente col bastone i fratelli dai quali li separa un fiume? Hanno culto di patria e senso d'onore, o intendono confermare per sempre coll'indifferente contegno la vergognosa pace di Villafranca? Sanno che l'Europa, guardando ai fatti passati o al linguaggio presente dei ministri d'Italia, ripete colla Francia ch'essi sono incapaci di combattere e vincere soli? Non freme in essi l'orgoglio del nome italiano? Non giurarono all'Unità? Non ebbero dai loro capi un programma che diceva: dall'Alpi all'Adriatico? Non hanno molti fra essi madri, padri, fratelli, sorelle sul Veneto? Non ricordano, i nati lombardi, le sacre promesse del 1848 a Venezia? E gli esciti dall'esercito dei volontarî, i compagni d'armi di Garibaldi, i difensori di Venezia e di Roma, son essi fatti macchine senz'anima e vita?


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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