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      Venezia a' suoi figli, ogni fanciulla buona alle amiche, ogni volontario ai militi che gli furono fratelli sul campo, e tutti al Governo?
      Un Popolo può ciò che vuole. Ma un Popolo che, forte di mezzi, sopporta d'anno in anno, immobile, muto, che lo straniero gli vieti Unità, imprigioni, tormenti, bastoni i suoi fratelli, non merita libertà, e non l'avrà.
      Ho detto forte e avrei potuto dire onnipotente di mezzi. Ricordi tu Roma? Ricordi quella pagina storica del 1849, che tanti fra i nostri, tanti fra i nati in Roma oggi dimenticano, ma che nessuno potrà cancellare? Là - coll'Italia incodardita dalla catastrofe di Milano e dalla rotta di Novara, con quattro Governi avversi, colla congiura pretesca a fronte, abbandonati da tutti e ridotti alle forze d'una sola città, con un erario vuotato dal Papa fuggiasco, con armi scarse e mediocri - noi semplici cittadini, senza prestigio di passato, senza credito fuorchè quello che la nostra condotta ci dava, governammo amati, impedimmo senza terrore ogni tentativo avverso, trovammo danaro bastante alla guerra e a nudrire i nostri quattordici mila militi, volgemmo in fuga l'esercito del re di Napoli, combattemmo lungamente l'Austriaco in Ancona, tenemmo fronte per due mesi ai soldati francesi che sommarono, prima del finir dell'assedio, a trentamila e più. Fu l'amore e la fiducia che ponemmo nel Popolo che ci fruttarono amore e fiducia da esso? Fu il nostro non ispendere un obolo solo che non fosse direttamente utile alla difesa? Fu il sistema di Governo fondato, non sul reprimere, ma sul dirigere?


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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