Così passano le glorie della Sinistra: i pochissimi che seppero rimanersi puri, mutano seggio o si allontanano dal cadavere.
Se non che l'origine prima dei traviamenti risale più in su, e doveva generare fatalmente le conseguenze che vennero dopo.
Il vizio della situazione dell'oggi ha origine - e l'Italia dovrebbe ora avvedersene - dall'annessione, dal cieco entusiasmo degli uni e dalla funesta debolezza degli altri, che falsarono, fin dal cominciamento del nostro moto, la posizione del problema italiano. E voi tutti, Dio vi perdoni, v'aveste parte.
Statuita dallo straniero e accettata dalla Monarchia Sarda la pace di Villafranca, l'iniziativa popolare protestò nobilmente nel Centro, e poco dopo nel Mezzogiorno, contro i disegni federalisti del Bonaparte; e decretò che l'Italia sarebbe. Allora due vie vi stavano innanzi. La prima guidava a fondar la Nazione; la seconda all'ampliamento della Monarchia Sarda, finchè tutto quanto il Paese si confondesse successivamente, annettendosi ad essa.
Annunziare come fine supremo e sorgente perenne di sovranità la Nazione - sommergere tutti, nomi antecedenti e fini locali, nel grande nome d'Italia - dichiarare la Vita Nuova che, preparata, fecondata d'antico, assumeva di recente sostanza e corpo - chiamare ogni terra posta fra le Alpi e il Mare a connettersi, ad affratellarsi coll'altra, in una Patria comune di liberi e di eguali - far escire da una Costituente la formola di quella nuova vita, la legge del nuovo Patto, il Patto della Nazione - poi, dacchè i tempi volgevano a Monarchia, scrivere nell'ultimo articolo del Patto, che l'Italia si sceglieva un re, e quel re aveva nome Vittorio Emanuele.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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