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      O porre attività di vita, sovranità, diritto nel solo Piemonte; annettere ad esso, quasi terreno dell'unione e successivamente, ogni provincia Italiana; accettar quindi una tradizione locale, una Dinastia, una Legge anteriore alla Vita della Nazione, una serie predeterminata di vincoli diplomatici, un sistema, un metodo di governo prestabilito.
      Tra queste due vie sceglieste - voi tutti, politici opportunisti - quest'ultima. Io perorai, scrivendo e parlando, a pro della prima; poi, quando vidi prorompere irresistibile la piena, e il povero Popolo d'Italia, travolto dietro agli uomini che avevano meritato negli anni anteriori affetto e fiducia da esso, versarsi all'urne col Sì sul cappello, e m'udii richiedere che cosa io preferissi tra la dedizione incondizionata e il separatismo, mi strinsi nelle spalle, e - fidando nei fati d'Italia, più potenti che non gli errori degli uomini - assentii e ajutai.
      Sceglieste la seconda: in quel giorno decretaste, per quanto era in voi, l'abdicazione d'Italia; e poneste in seggio il sistema che or chiamate piemontesismo. Poco importa che, stretti dal pudore, inseriste non so quale menzione di Roma e dell'Unità nelle vostre formole. Scrivendo sulla vostra bandiera e nei vostri proclami eguali ed indivisibili, prima che l'Italia fosse compita, Vittorio Emanuele e la Patria - come se questa non potesse vivere senza quello - porgeste l'arme, che dovea trafiggervi, alla Monarchia. Oggi, la Monarchia risponde, in virtù della dedizione, a chi le chiede Venezia: quand'io vorrò e coll'ajuto, da ripagarsi, dello straniero.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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