Vogliate dircelo. Perchè se mai il: se no, no di Manin e dei Plebisciti dovesse ripetersi, eco sterile e perduta nell'aria, per un tempo indeterminato e senza sapersi a che mira - se il: perdio... badate... protesto... di Voi e dei miei ex amici, dovesse conchiudersi sempre e checchè si faccia col grido di: Viva, quand'anche, la Monarchia - io vi ricorderei un tipo lasciato ai posteri da Carlo Porta. Parmi che, comunque privilegiati, gli elettori del Regno mai possono aver decretato che i loro eletti debbano recitare nell'aula parlamentare la parte di Giovannin Bongée.
Tento sorridere, ma nol posso. L'anima mi s'abbevera di tristezza, pensando al povero Popolo d'Italia, buono ma ineducato - d'onde mai avrebbe esso potuto desumere educazione? - e, come tutti i Popoli ineducati, facile ai traviamenti, ai subiti sconforti, al dubbio su tutti e su tutto. Come insegniamo noi a questo Popolo - del quale usiamo, a modo d'arme democratica, il nome, lasciandolo senza voto, senz'armi, senza ajuti economici - la sua vita futura, la vita italiana, la vita della fede, dell'amore, dell'entusiasmo, del culto morale ai principî, al Giusto, al Vero, alla Libertà? Ove sono i suoi capi, gli uomini ch'esso s'era avvezzo a considerare, non solamente come apostoli d'insurrezione, ma come sacerdoti di rigenerazione morale, d'un santo concetto di sacrificio e costanza? Per venti, per trent'anni predicarono ad esso con noi che la salute d'Italia non scenderebbe nè da principi nè da papi, ma dalle forze associate del Paese, dalla coscienza del Diritto, dalla religione del Dovere, dalla persistenza nell'Azione; oggi predicano inerzia, sommessione, fiducia illimitata nel principe, l'ateismo del lasciar fare a chi spetta.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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