Oh! qual criterio morale, qual senso di verità, quale idea di dovere può formarsi, con siffatti esempî sugli occhî, questo Popolo infante? Chi potrà impedire ch'esso non cada nell'indifferenza, nella pratica dello scetticismo, in uno sconforto supremo d'uomini e cose? Chi salverà l'anima dell'Italia nascente dai vizî di diffidenza, d'egoismo e di ipocrisia che disonorano le Nazioni morenti?
Ingannammo noi tutti questo Popolo d'Italia, che avevamo giurato di redimere e far libero e grande: io, promettendo con voi, voi acquetandovi a veder violate le promesse. Ma io prometteva, illuso sulla generazione d'uomini cresciuta meco nel lavoro concorde delle sante congiure; e quando mi vidi illuso, lo dissi: piegai la fronte non potendo altro, davanti all'onda irruente, ma dichiarando ch'io m'inchinava afflitto al voto dei più, non a Governo o a monarca veruno: tentai giovare al Paese, senza riguardo a bandiera, ma sempre tenendo aperta la via per la nostra: non acclamai, non giurai ad altra: non proferii altro evviva, fuorchè quello dell'Italia Una, con, senza o contro; ed oggi, esauriti visibilmente i due primi stadî, posso senza contradizione risollevare l'antica bandiera e chiamare i giovani al terzo. Voi, ex amici miei, persistete, strozzati dalle conseguenze di una diserzione e contro l'evidenza, nel far durare, parlando o tacendo, l'inganno.
Questa religione dell'anima dell'Italia, questo problema morale, che è supremo per me, questo vincolo di Dovere, che ci chiama tutti ad essere Educatori dei primi passi della Nazione e sacerdoti dell'Avvenire, furono e sono, pur troppo, dimenticati da voi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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