Affermo soltanto - e se v'è chi possa smentirmi, lo faccia - che nessuna mia lettera ebbe una sola sillaba che sviasse dal contenuto di quella del 15 novembre. Non proferii parola intorno ai nostri elementi, ai lavori iniziati, alle nostre intenzioni. Spinsi l'indipendenza sino a rispondere con un rifiuto esplicito all'incerta ipotetica offerta d'ajuti pecuniarî all'intento; dissi che ajuti sì fatti costituirebbero tra chi li darebbe e me un vincolo ch'io non voleva accettare; e suggerii si volgessero a pro dei poveri Polacchi e Ungheresi.
Il 25 gennajo 1864, nojato dei continui tentennamenti e volendo pur essere leale, io dicevo: "che il linguaggio della Stampa Governativa, le circolari ministeriali pronunciavano un voltafaccia codardo, fatale più assai alla monarchia che non alle nostre idee: che avremmo tentato e ritentato; ma che, se fossimo impediti davvero, tutta la mia attività si sarebbe inevitabilmente rivolta alla questione interna e all'apostolato repubblicano." E ripetevo che: "dare ai Veneti una parola d'ordine a pro dell'azione - lasciare che nuclei di volontarî movessero a soccorrerla quando s'iniziasse - non opporsi a manifestazioni popolari invocatrici d'ajuto ai Veneti - dichiarare, come fece Carlo Alberto nel 1848 ai Governi Europei, il governo Italiano essere costretto a movere - era il da farsi."
Quando nell'aprile ebbi notizia del sequestro dei fucili in Brescia e Milano, dichiarai "non voler essere mistificato da principi o da chicchessia: si restituissero immediatamente l'armi, o si sostituisse un numero eguale e, mallevadorìa del futuro, si togliesse all'ufficio Spaventa: dove no, terrei per chiarite le intenzioni avverse, e porrei fine ad ogni contatto.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Polacchi Ungheresi Stampa Governativa Veneti Veneti Carlo Alberto Governi Europei Italiano Brescia Milano Spaventa
|