Intanto affermatevi; affermate Roma. - Chi vi dà consiglio diverso - chi vi sprona ad aggiogarvi senza maturo, collettivo e libero esame nel fatto esistente - disonora Roma senza giovare all'Italia.
Non m'accusate di contradizione coi consigli che io diedi ad altri in passato.
Quand'io, nel 1859 e nel 1860, consigliai il Mezzogiorno d'Italia ad annettersi, l'Unità materiale, avversata in tutti i disegni del Bonaparte, non esisteva: l'Italia intera consentiva - non monta se a torto o a ragione - nel concedere alla Monarchia il benefizio d'un esperimento a pro della possibilità d'un accordo fra essa e il Paese: nè le città alle quali io, riverente alla Sovranità popolare, parlava portavano il grande nome di Roma.
E nondimeno io suggeriva, anteriori a ogni plebiscito, le Assemblee, tanto che le annessioni si compissero a patti, e con certezza di libertà vera e d'onore alla Nazione futura. Non m'ascoltarono - ed oggi si pentono d'essersi dati alla cieca.
Ma io parlo ora a voi, uomini di Roma, in condizioni radicalmente mutate.
L'Unità materiale d'Italia è ormai irrevocabilmente fondata; nè le vostre decisioni o i vostri indugi possono farle correr pericolo. Quel ch'oggi importa non è che voi siate d'Italia il tale o tal altro giorno; importa che lo siate in modo degno di voi, e che promova i fati d'Italia e l'Unità morale, mancante tuttora e inaccessibile alla Monarchia.
L'esperimento è compiuto. Una lunga serie di fatti incontrovertibili ha provato, a quanti hanno senno e core, che la Monarchia non può essere se non servile al di fuori, strumento di resistenza al di dentro.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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