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      Però, quando uno dei vostri ministri, al quale consiglierei d'imparare, prima di governarlo, la lingua del suo Paese, deplora, sgrammaticando, nel Parlamento "che uomini che ardiscono vituperare il nome della libertà, vantandosene campioni, possano dar luogo a iniqui tentativi, che se fossero stati seguiti dal premeditato effetto "avrebbero avuto conseguenze veramente da assassini;" poi, parlando d'armi scoperte, afferma: "è inutile dire che questi strumenti erano diretti contro galantuomini;" e finalmente attribuisce agli arresti virtù "d'aver dimostrato che la congiura era più che altro ordita contro l'esercito," il Paese ride del ministro, delle insensate affermazioni, delle strane ipotesi e della patente contraddizione del congiurare contro un esercito che, a detta vostra, ci adoperiamo con ogni artificio a sedurre. Ma quando v'ode a infamare davanti all'Europa la Sicilia, come capace di spedire, viaggiatori commessi a sgozzare, duecento accoltellatori a una città del Settentrione italiano, e i repubblicani della nostra tempra come capaci d'assoldarli, il Paese torce nauseato il suo sguardo da voi, che non rifuggite, per combatterci, dal calunniare la Patria vostra, e desume intanto, dalla scelta delle vostre armi, che le altre vi sfuggono, che siete oggimai vittime votate alla Dea Paura, che siete e vi sentite perduti. Noi, per provarvi tristi, inetti e fatali all'Italia, non abbiamo bisogno d'arti siffatte.
      Io - dacchè l'insistenza vostra ad attribuirmi ogni cosa che vi conturba mi riduce a parlar di me - vi sono e vi sarò, finch'io viva, nemico irreconciliabile: voi avete crocefisso al cospetto delle Nazioni l'onore della mia Patria e fatto, per quanto è in voi, retrocedere un avvenire che Dio le assegnava, e che bastò a me intravedere, perchè io gli consecrassi anima, vita e affetti, sentendomi largamente compensato d'ogni possibile sacrificio.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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