E, sul finire del 1866, io risollevai pubblicamente, con un manifesto stampato, quella bandiera repubblicana, che porta fra le sue pieghe i fati d'Italia; e in nome dei credenti in essa vi dissi: volete guerra? l'avrete. Chi è sleale tra noi? Noi, che aspettammo, pazienti, esaurite tutte le possibili vie d'accordo nel presente; e soltanto quando fu compito ogni esperimento e tradita ogni speranza, ci distaccammo apertamente da voi, o voi che trafficaste del sangue dei nostri martiri dai quali vi fu preparato il terreno, delle illusioni di tutto un popolo credulo nelle vostre promesse, e del nostro silenzio, per impiantarvi, potenti e armati dominatori, sul collo d'Italia e dire ad essa: non siamo tuoi, ma d'una dinastia - a noi: siete assassini ed espilatori?
Reprimete, finchè avete modo, e tacete. Avete troppo mentito perchè altri vi presti fede. La coscienza irritata del Popolo italiano vi toglie oggimai il diritto della parola.
Voi avete avuto incitamento ad essere grandi e virtuosi, ciò che nessuno ebbe mai: un popolo forte, numeroso, capace d'ogni entusiasmo, che v'era ciecamente devoto e vi offriva ogni cosa sua perchè lo guidaste alla meta, e l'avete prostrato ai piedi dello straniero, privato d'armi e di voto, coperto di disonore davanti all'Europa. Avevate il prestigio d'un nome, Roma, sacro fra i popoli e pegno, pel ricordo storico di due epoche di civiltà date al mondo, del loro rispetto e del loro amore; e avete, pur giurando il contrario, annientato quel prestigio abbandonando Roma al fantasma papale, e tollerato, tacendo, che un ministro francese vi dicesse: non l'avrete mai.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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