In condizione siffatta, gli uomini possono mutare, le cose non possono.
L'immobilità non è vita: i popoli non furono creati per essa. Bisogna che la Rivoluzione retroceda o si compia. Retrocedere è ipotesi inammissibile: pochi in Italia lo desiderano e non oseranno tentarlo. È forza dunque inoltrare. Ed è forza per questo suscitare una iniziativa ch'oggi non è.
Come? Dove? Quale è l'elemento dal quale può sperarla il Paese?
III.
Può il Paese sperare iniziativa dalla Monarchia?
A questione siffatta, la Monarchia stessa risponde. La sosta fatale della quale ho parlato finora è opera sua: sua, coi fatti, la dichiarazione che la Rivoluzione è compita e che non si tratta oggimai se non di miglioramenti e riforme. La Monarchia si giovò d'un interesse straniero, che le dava alleato un esercito, per tradurre in realtà l'antico disegno d'aggregare al Piemonte la Lombardia e far del piccolo regno un Regno del Nord; s'impossessò poi, sottraendolo alla Rivoluzione, di quanto l'iniziativa popolare conquistò o accennava a conquistare nel Centro e nel Sud: si rifece immobile appena quella iniziativa cessò; e, giovatasi della funesta interruzione per ordinarsi e afforzarsi, impedì colle bajonette ogni recente tentativo di risuscitarla. E non poteva, in virtù della propria natura, fare altrimenti.
Può la Monarchia, che diede Nizza alla Francia imperiale, ritorgliela? Può, dopo d'avere abbandonato il Trentino già invaso dalle sue truppe e dai volontarî e segnata la pace che lo esclude dai termini dell'Italia, assalir sola l'Austria e farne conquista?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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