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      E ad essi ricordo che i Parlamenti furono, sono e saranno sempre impotenti a varcare spontanei il cerchio di Popilio che l'Instituzione, in nome della quale esistono e agiscono, descrive intorno ad essi - che se talvolta lo varcarono, non fu mai per inspirazione propria, ma per opera d'insurrezioni consumate al di fuori e alle quali obbedirono - che tanto può in essi l'influenza della prima origine, da aver fatto sì che anche in quei pochi casi guastassero, se non rinnovati, il concetto che accettavan dal popolo.
      Il Parlamento d'Italia è Parlamento monarchico. I suoi membri giurano alla monarchia e accettano lo Statuto, che falsa il carattere nazionale del moto italiano. Ove anche il giuramento non avesse - e men dorrebbe - valore morale per essi, non possono dirlo, nè possono in Parlamento operare a violarlo. Il Parlamento non può avere in sè potenza maggiore d'iniziativa che non ne ha la monarchia, dalla quale discende e dipende. La monarchia non può compire la nostra Rivoluzione nazionale: non lo può quindi, per conseguenza logica, il Parlamento.
      E il Parlamento lo sa: però ne tace e vorrebbe che il Paese la credesse compita.
      Il Parlamento che siede, incurioso, svogliato o servile, in Firenze, non è Parlamento nazionale; e lo diresti un'assemblea di provincia. La NAZIONE gli è ignota: ignoto quanto tocca l'unità, l'indipendenza, l'onore, l'avvenire, la politica nazionale. L'Italia può essere condannata ad abdicare, nella sua vita internazionale, l'inspirazione naturale che la sprona verso gli Slavi e verso l'Oriente, e trascinata invece in alleanze col dispotismo che la decretano impotente e le chiudono l'avvenire: il suo Governo può trascurare, come non fossero, le sorgenti principali della vita nazionale interna, ordinamento del Paese a milizia, associazione operaja, incremento dell'agricoltura, miglioramento delle condizioni produttive in Sardegna e in Sicilia; il Parlamento è muto, senza pensiero che ad esso spetti occuparsi di cose siffatte.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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