Unica Assemblea che valga è quella del popolo in armi.
Nessuno di noi s'arroga diritto d'imporre ad altrui la propria opinione; ma ciascuno ha diritto di chiedere agli uomini che pretendono rappresentare il Paese e possono giovargli o nuocergli a seconda delle opere loro: che cosa volete? Il fine dichiarato additerà il metodo, norma del giudizio da pronunziarsi sugli uomini. Senza dichiarazione siffatta, amici e nemici errano nel bujo e combattono senza conoscersi. L'anarchia morale, foriera dell'altra, invade il Paese.
Credete l'Instituzione attuale capace, non dirò ora di dare libertà vera, indipendenza dall'estero, educazione ed esempio di moralità, prosperità e grandezza al Paese, ma di compiere senza lungo indugio la Rivoluzione Nazionale, di darci Roma, il Trentino, Trieste, e un Patto ch'esca dal voto e dalle aspirazioni di tutto il popolo?
Se potete, colla mano sul core, affermare che lo credete, rimanete ove siete, ma agite, conquistate, trascinate, guidate: incarnate in voi il pensiero del Paese e decretate a un tempo la mossa dell'esercito, la chiamata dei volontarî e la convocazione d'una Assemblea Costituente in Roma. O diteci almeno quando lo farete. Il paese non può, per quanta fiducia voi meritiate, commettere le sue sorti all'eloquenza indefinita del vostro silenzio: il Paese non può accettare il pericolo di perire nel disonore, nella corruzione, nella rovina economica, perchè voi possiate incidere una inscrizione splendida d'Unità meditata e di Patto postumo sulla sua tomba.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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