E il clero, in parte retrogrado, è a ogni modo, nei migliori, avverso a un sistema rappresentato da una gente che non ha religione e l'affetta. Un senso crescente di sfiducia serpeggia tra gli impiegati e spira visibile nei consigli di chi regge. Il tentativo di un'ora in Piacenza ha suscitato a misure rivelatrici di profonda paura il Governo e a moti imprudenti, isolati, non preparati - getti vulcanici che indicano la condizione latente del terreno - cinque o sei località dello Stato. Non v'è uomo in Italia che, temendo o invocando, non presenta vicino, inevitabile, un mutamento di cose. E l'indifferenza stessa, colpa apparente nei cittadini, all'esercizio dei loro diritti e alle frequenti violazioni di quel tanto di libertà che le leggi concedono, accenna al muto convincimento che ben altro si appresta.
Son questi i sintomi che in ogni paese nel quale ebbe luogo una grande rivoluzione, la prenunziarono.
Perchè nondimeno il Paese dura inerte e incapace tuttora d'iniziativa?
Il Paese non ha coscienza delle proprie forze.
Il Paese vorrebbe cancellato il presente, ma sospetta, per preconcetti errori, dell'avvenire.
Quest'ultimo ostacolo esige un'opera di apostolato: il primo non si vince che coll'azione.
Pesano tuttavia sull'anima del Paese i ricordi e le abitudini d'oltre a tre secoli di servitù pazientemente durata. Splendidi lampi d'audacia e d'onnipotenza popolare hanno negli ultimi venticinque anni solcato la tenebra addensata da quella servitù su noi tutti: ma furono lampi, non fiamma perenne di faro, che sia guida ai fati della Nazione.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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