Il secondo ostacolo non può superarsi che coll'argomento col quale il vecchio filosofo provava allo scettico l'esistenza del moto, coll'azione; bisogna che una città provi, sorgendo e vincendo, al Paese che volendo si può.
L'iniziativa Italiana diventerebbe rapidamente, se diretta da uomini che sapessero e osassero, iniziativa Europea.
E scrivendo questa linea m'è impossibile non aggiungerne alcune di sorpresa e lamento.
L'orgoglio, quando si sperde intorno a misere ambizioncelle dell'io e s'affatica a crear superiorità artificiali di ricchezza, di potenza o di quella fama d'un giorno che Dante paragonava a un color d'erba che va e viene, è colpa e meschina. Ma l'orgoglio raccolto intorno all'anima dal ricordo dell'ultima parola dei martiri per una idea, dalla voce profetica di tutta una tradizione religiosamente interrogata, da una riverenza che adora ogni indizio di disegno provvidenziale, da un immenso amore per la terra che vi fu culla, e ha le tombe dei vostri più cari, da un senso di vita collettiva che abbraccia quanti vi furono, sono e saranno più strettamente fratelli, dalla tacita eloquenza d'una natura che si stende, privilegiata oltre ogni altra, intorno a noi quasi mormorandoci: siate grandi quant'io son bella, - e versato sulla Patria, sulla Nazione nascente, sulla Bandiera, alla quale il mondo guarda per vedere s'è bandiera di Popolo annunziatore o di gente inutile, senza nome e senza missione - è cosa santa e pegno di grandezza futura al Paese nel quale si mantiene perenne, coscienza e fiamma alla vita.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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