Ma i giovani? I giovani delle Universitą e della classe educata alle lettere e alle arti? I giovani che hanno in custodia nell'esercito la bandiera della Nazione, e sanno di potere con un fatto collocarla all'antiguardo d'Europa? I trentamila volontarī che dal Trentino all'estrema Sicilia fecero battesimo del loro sangue all'Unitą del Paese? I popolani che, vergini d'anima e devoti per istinto non contaminato da calcoli all'avvenire d'Italia, adorano la religione e la poesia dei grandi ricordi? Son essi muti al pensiero della loro Patria fatta, da un atto energico di volontą, prima tra le prime e centro di moto pel bene alle Patrie sorelle? Sanno che dalla coscienza d'un alto dovere, d'una solenne missione da compiersi move tutta una Educazione e che il carattere d'una iniziativa determina tutta una lunga vita di Popolo? Rammentano che, soltanto per quella coscienza, la vita di Roma fu vita del mondo e che ciascuna delle nostre cittą repubblicane scrisse, nel medio evo, una pagina di gloria e d'incivilimento nella storia europea? Sentono in core l'immensa potenza che dovrebbe emergere dalle cento cittą d'Italia unite ad un fine, e che il sorgere della Nazione a guisa d'ancella sommessa, timida, incerta, tanto che il mondo non si avveda neppur di quel sorgere, č - per essa - scadere? Se gli Italiani possono guardare alle condizioni nelle quali versa oggi l'Europa e non vedervi i segni di un'Epoca, che aspetta e accoglierebbe con entusiasmo l'iniziatore, sono ciechi. E se lo vedono, ma dicono a sč stessi: altri puņ esserlo, noi non possiamo - sono imbelli e indegni davvero del nome che portano.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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