Nel tumultuoso affannarsi delle menti intorno alle vicende d'una guerra non impreveduta, ma pregna d'impreveduti rapidi eventi, la necessità di desumere imparzialmente dalla grave sciagura europea le lezioni che covano in ogni grande sciagura e ne formano il solo compenso, fu dimenticata. L'osservazione giornaliera fu inevitabilmente superficiale e assunse colore di parte. Gli uni si fecero esclusivamente francesi, gli altri esclusivamente germanici: taluni parteggianti per la Germania fino a Sedan, cominciarono d'allora in poi a parteggiare per la Francia, dimenticando che la guerra, provocata da Luigi Napoleone, doveva, iniziata una volta, assumere carattere di guerra tra due Nazioni e che ogni guerra ha per intento, non il vincere, ma l'ottenere condizioni di pace che sopprimano la necessità di combattere e vincere una seconda volta. Udimmo, da un lato, citazioni di ricordi storici a provare le ripetute offese alla Germania e le usurpazioni territoriali consumate o tentate in passato dalla Francia, come se tutte quasi le Nazioni non fossero state nel loro sviluppo egualmente colpevoli e la famiglia teutonica non possedesse anch'oggi tutta una considerevole zona usurpata su popolazioni slave, italiane, magiare; - dall'altro, parole stoltamente concitate sulle bombe gittate in Parigi, come se i soldati di Francia non avessero ventidue anni addietro bombardato Roma e non fossero presti, ove la fortuna arridesse, a bombardare Berlino; parole anche più stolte di Barbari e di nuovi Unni avventate ai Tedeschi per pochi fatti isolati inevitabili in una guerra combattuta fra quasi due milioni d'uomini in armi e quando le norme generali date dal comando germanico furono innegabilmente norme di battaglia leale, generosa talora.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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