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      Bismarck, uomo, come Cavour, di tendenze e non di principî, veneratore come lui della Forza e dei fatti, più avveduto di lui e consapevole della potenza che vive nella patria Germanica più assai che Cavour non era di quella che freme latente in Italia, non guerreggia contro la Repubblica nella quale ei crede d'intravedere una sorgente di debolezza pel popolo rivale, ma contro la Francia e per creare con nuovi acquisti una sorgente di perenne influenza alla Prussia. La Germania combatte, su via non buona, per la nazionalità minacciata in essa dal cesarismo ch'essa crede, esageratamente, incarnato tuttora nel popolo Francese. E noi abbiamo debito e diritto di dirle che, come noi Italiani c'illudemmo, essa s'illude, e che la Prussia monarchica potrà darle la forma non l'anima dell'Unità, il simbolo materiale, non la vita della Nazione: possiamo dirle che il mancare di generosità nel vincere dimezza il merito e i frutti della vittoria - che l'impadronirsi, senza libero voto dei cittadini, d'una zona di territorio, perchè la Francia vincitrice avrebbe forse fatto lo stesso, è tristo insegnamento di libertà al popolo che compie quel fatto e somma a ripetere l'immorale consiglio dato a noi talora dagli uomini del terrore: "siate intolleranti e feroci perchè i nemici d'ogni libero progresso son tali" - che l'annettere oggi, per via di conquista, quella zona alla Germania è un decretare inevitabile fra pochi anni una seconda guerra tra le due Nazioni e creare anzi tratto, come fece l'Austria usurpando il Lombardo-Veneto, una base e un potente ajuto al nemico che tra due popoli forti di 37 o 40 milioni d'uomini i metodi di guerra attuale non concedono altra barriera che i petti dei combattenti, la scienza dei capi, i mezzi finanziari e l'ardire - che i Pirenei e le Alpi si valicano dagli eserciti e le linee di monti, tremende all'invasore nell'interno delle terre invase, non furono mai nè saranno, se collocare sulla frontiera, ostacolo all'invasore; ma non possiamo, senza ingiustizia e follia, parlar di crociata repubblicana contro una brutale tirannide e avventare il nome di barbaro a chi, padrone d'imporre o di minacciare, lascia compiersi libere(314)) le elezioni e raccogliersi un'Assemblea che potrebbe, volendo, in nome della Republica(315)), respingere le proposte e romper guerra domani.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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