Oltre a un terzo di secolo è trascorso d'allora in poi e i fatti hanno confermato l'idea.
Nessuno può - noi men ch'altri possiamo - dimenticare i grandi servigi resi dalla Francia all'Europa, i grandi esempî di fortezza e di volontà che abbondano nelle pagine della sua vita storica, lo splendido tentativo, trionfante in parte, d'applicazione pratica del lavoro intellettuale di due epoche, Politeismo e Cristianesimo, e la conquista operata per noi tutti a prezzo di sangue dei diritti dell'individualità: nessuno può sospettare che la Francia non risorga a nuova e potente vita, anello indispensabile nella catena dei progressi da compiersi. Ma nessuno, popolo o individuo, può sottrarsi, comunque sia grande, alla Legge Morale che ha decretato s'espii presto o tardi ogni lunga deviazione dalla missione assegnata, ogni violazione del DOVERE.
Affascinata dall'orgoglio d'una lunga seria di trionfi coll'armi, guasta dalle proprie tendenze dominatrici e dal plauso servile dei popoli che la circondano, la Francia traviò dalla propria missione e dall'intento nazionale che avea, sul finire dell'ultimo secolo, definito: evangelizzazione di Libertà, d'Eguaglianza e di Fratellanza fra i popoli: sostituì la propria dominazione a quella dei tiranni che rovesciava; commise i suoi fati all'eletto delle battaglie; conculcò per accrescere potenza a sè stessa i diritti delle nazioni sorelle; sostituì alla bandiera della rivoluzione una bandiera d'Esercito, all'adorazione delle idee il culto degli interessi materiali, alla Fede in Dio la Fede nella Forza: più dopo e inevitabilmente alla politica dei principî, alla franca, aperta, leale dichiarazione delle proprie credenze, la politica dell'opportunità, delle transazioni, il gesuitismo d'opposizione che campeggiò nel regno dei due rami borbonici; rimpicciolì le sante idee di rinnovamento sociale in una guerra d'egoismo di classi e nelle angustie d'un problema esclusivamente economico; ringrettì nel 1848 il vasto pensiero repubblicano in una tattica anormale di riconoscimento dei principî e d'accettazione dei fatti che li negavano; suscitò, promettendo ajuto, i popoli a moti e li abbandonò; incredula, protesse il Papato; predicatrice di libertà, votò poi secondo Impero; dichiarò d'esser unica tra le Nazioni a combattere per una idea e volle, prezzo al combattere, danaro e terre non sue; ingelosì, Essa rappresentante esagerata dell'Unità, del moto di unificazione germanica; si disse avversa alla guerra e applaudì quando fu dichiarata; invase il Messico, dimenticò la Polonia, trucidò, movendo repubblica contro repubblica, Roma; e s'arrogò nondimeno, violando l'eterna massima: Dio solo è padrone; i popoli devono tutti essere, nell'eguaglianza e nell'amore, interpreti della sua Legge, diritto di perenne primato fra le Nazioni.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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