Oggi e da tre secoli in poi non esiste principio comune nč quindi norma determinata alle relazioni internazionali. Vivo e fecondo il concetto Cristiano, una influenza direttrice morale si manifestava tratto tratto modificando, per quanto era allora possibile, in un senso uniforme, gli eventi creati dalle circostanze e dalle passioni. La predicazione che aveva lentamente tramutato le tremende invasioni degli uomini del nord in Italia e altrove in colonizzazioni territoriali e aveva pił dopo, promovendo a un tempo l'emancipazione dei servi di gleba, gettato colle Crociate in nome dell'Europa un guanto di sfida al fatalismo d'Oriente, proferiva di tempo in tempo, coi Concilī e colle epistole pontificie, parole di pace, d'unitą morale, di fede comune. I tempi erano semi-barbari: il Feudalismo smembrava popoli che tendevano a conglomerarsi, a unificarsi: il dualismo, impiantato nel Cristianesimo stesso, tra il mondo delle anime e quello dei corpi, erano cagioni insuperabili e perenni di discordie e di guerre: pur nondimeno, una tendenza generale, frutto d'alcuni principī morali davanti ai quali s'incurvavano tutte le fronti, signoreggiava talora quella tempesta, accorciava le guerre o ne traeva un avviamento alla caduta degli ordini feudali e all'avvicinarsi dei popoli. Ma, cominciato nel XVI secolo il lento dissolversi del Cristianesimo, si schiuse un vuoto, non colmato finora in Europa: vuoto d'una fede morale comune, d'un patto solennemente o tacitamente riconosciuto, movendo dal quale i popoli potessero intendersi e fidare l'uno nell'altro; e sull'orlo di quel vuoto alternarono sistemi dettati da inspirazioni isolate o da cupidigie dinastiche; sterili, inefficaci tutti.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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