Taluni fra gli scrittori accettati come maestri di diritto internazionale si richiamarono all'antichità come se norme dettate per popoli politeisti potessero mai dirigere le relazioni di popoli sui quali era passato l'alito del Cristianesimo: poi venne, promossa dall'Inghilterra, la dottrina d'equilibrio europeo che conchiuse in Vestfalia un patto d'eguaglianza fra due credenze irreconciliabilmente nemiche e con altri trattati una sospensione d'ostilità tra Francia, Austria e Spagna che doveva durare perpetua e cessò con Luigi XIV: poi nuovi tentativi in Utrecht e altrove che sfumarono davanti al lampo della spada di Federico II e conchiusero col sorgere del militarismo Prussiano e coll'iniquo smembramento della Polonia. L'equilibrio diede da circa settanta anni di guerra all'Europa; la ponderazione si tradusse in un sistema d'armi e d'armati sempre crescenti a impedire le guerre e nel principio che decretò in Campoformio la vendita di Venezia a compenso degli ingrandimenti francesi sul Reno: la conquista operata da una Potenza deve controbilanciarsi da conquiste dell'altre. Tutti quei sistemi, figli del concetto materialista, erano condannati a perire nell'impotenza, nell'anarchia, nel delitto. Mancava ad essi la sanzione di Dio.
Oggi, quasi disperando di trovare rimedio ai conflitti, le Nazioni inchinano, duce l'Inghilterra, alla teorica del non intervento; teorica che non ha principio sul quale si fondi, ma è negazione di tutti i principî conquistati fino a noi intellettualmente dall'Umanità: unità di Dio e della Legge Morale, unità dell'umana famiglia, unità d'intento assegnato a noi tutti, fratellanza e associazione dei popoli, dovere di combattere il Male e di promovere il trionfo del Bene.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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